Bufera alla Scuola Sottufficiali della Marina a La Maddalena

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LA MADDALENA – Sono tanti giorni che non si fa altro che sentire questa brutta ed insolita notizia su tutte le testate giornalistiche:

“Torturata con arnesi da meccanico per togliermi un anello incastrato…”

La Marina Militare – si legge sull’ANSA – agirà in maniera ferma, rigorosa e severa nell’accertamento delle responsabilità prendendo gli adeguati provvedimenti nei confronti degli interessati“. Lo ha detto il capo di Stato maggiore, ammiraglio Valter Girardelli, parlando con la giovane sottocapo barese che ha denunciato di aver vissuto ad ottobre a La Maddalena “tre ore e mezzo di incubo” per aver subito una vera e propria “tortura“, con “ferite e dolori allucinanti“, da parte di alcuni militari, tra cui un ufficiale, che sarebbero intervenuti con arnesi da meccanico per toglierle un anello che le era rimasto incastrato nel dito. La giovane è attualmente in servizio sulla nave Vespucci.

La Marina militare ha precisato che il Comando del centro di formazione, non appena avuta notizia dell’accaduto, ha avviato un’inchiesta interna i cui esiti sono all’esame delle superiori autorità per la ricostruzione completa dei fatti l’accertamento delle eventuali responsabilità“.

L’ammiraglio Girardelli, dal canto suo, ha dichiarato che “da quelli che sono i primi esiti dell’inchiesta interna possiamo affermare che si è trattato di un atto sicuramente censurabile, certamente improvvido e di assoluta incoscienza da parte di personale addetto alla formazione dei giovani militari che al momento, in via precauzionale, è stato destinato ad altro incarico. A prescindere dalla fattispecie del caso in esame, su cui indaga anche la procura militareha aggiunto Girardellimi preme sottolineare, in generale, come il nonnismo sia un fenomeno su cui tutte le scuole militari – e tra queste quelle della Marina – prestano particolare attenzione e hanno la giusta sensibilità mettendo in atto tutti i possibili sistemi di prevenzione e tutela“.

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Ci facciamo qualche Domanda?

La notizia, ormai nota a tutti, così come apparsa sul quotidiano “La Stampa”, si concentra su una sorta di classico “nonnismo militare” degli anni ’70 e non su di un – certamente brutto – episodio verosimilmente del tutto isolato.

A La Maddalena, per quanto è noto conoscere l’eccellente Scuola Sottufficiali della Marina Militare, la gente è rimasta incredula e meravigliata per un si fatto episodio così mal descritto dalla stampa.

Il termine “Nonnismo”, infatti, tecnicamente sta ad indicare un fenomeno per cui nelle caserme, i militari di leva prossimi al congedo adottavano comportamenti di prepotenza e d’intimidazione nei riguardi delle reclute, facendosi riconoscere privilegi – (quale, per es., l’esenzione dalle mansioni faticose) – e non di rado punivano le reclute ribelli con scherzi anche crudeli.

La Leva, però, ora non esiste più sin dall’anno 2004! … quindi, possiamo definire questo fatto come un episodio di nonnismo?

Pur non conoscendo la situazione reale, i dubbi sono tanti. Leggendo l’articolo si parla di un “anello che si era incastrato nel dito”, quindi di una circostanza al di fuori di ogni attività militare.

E’ chiaro, poi, che gli altri militari indicati dalla giovane marinaia, (così come riporta la Stampa) – anziché tentare di estrarre l’anello con attrezzature varie, avrebbero certamente dovuto accompagnare la stessa presso un centro medico in grado di effettuare l’estrazione dell’anello. Ma anche per quest’ultima circostanza, parrebbe che la stessa abbia rinunciato a recarsi presso il pronto soccorso cittadino, nonostante le prescrizioni opportunamente impartite precedentemente da un medico militare che l’aveva visita.

In questa vicenda, così come raccontata dalla “Stampa”, sembrerebbe quindi che qualcosa non quadri.

Poi si legge, (virgolettato): “Mi tenevano bloccata. Hanno usato un seghetto affilato, un paio di tronchesine, nastro isolante e fascette da elettricista per rompere l’anello che si era incastrato nel dito“. Ebbene, sembrerebbe del tutto chiaro che, utilizzando il seghetto che si muove sopra un dito, la necessità di tenere ferma la mano diventi ovviamente scontata.

Ma, obbiettivamente, ci domandiamo, (nuovamente): questo episodio può definirsi realmente un atto di nonnismo?… oppure un tentativo mal riuscito – (…e probabilmente poco responsabile nell’utilizzo improprio di strumenti forse inadatti …) – di aiutare la giovane marinaia a sfilarsi l’anello incastrato nel dito?

Come hanno fatto, le altre persone coinvolte dalla marinaia – compreso il Capitano di Corvetta citato negli articoli di stampa – a sapere che alla stessa  marinaia le si era incastrato un anello al dito?…

Solo lei poteva rendere noto una fatto del genere e, comunque, al di là di ogni ulteriore e possibile considerazione è altresì chiaro che in una circostanza di questo tipo, chiunque andrebbe portato presso un centro medico…

Ma perché dopo tre mesi dal fatto, solo ora viene presentata una denuncia, peraltro ombreggiando in maniera ingiusta sia la Forza Armata che la Scuola Sottufficiali M.M. di La Maddalena, attraverso la Stampa che si concentra nel sostenere la solita ombrosa ed antipatica “era del Nonnismo” che non esiste più da 15 anni?

Un’ultima curiosità: Se la ragazza fosse stata condotta in Ospedale: quali strumenti avrebbero utilizzato i sanitari per estrarle l’anello di metallo dal dito?

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Biella: Anello incastrato al dito, intervengono al Pronto Soccorso i vigili del fuoco (2 nov 2017)

BIELLA – Caso singolare accaduto al Pronto Soccorso di Biella: gli operatori sanitari hanno richiesto l’intervento dei Vigili del Fuoco di Biella per rimuovere dal dito di un uomo un anello che non si riusciva più a sfilare. Giunti sul posto e muniti degli attrezzi necessari, i vigili hanno liberato il dito del malcapitato riportando la situazione alla normalità…

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Anello incastrato al dito: al pronto soccorso arrivano i vigili del fuoco

Intervento dei vigili del fuoco di Montebelluna (Treviso) al pronto soccorso dell’ospedale San Valentino. A richiedere il loro aiuto sono stati i medici che non riuscivano a togliere un anello in acciaio rimasto incastrato al dito di un paziente, un uomo di 37 anni. Le operazioni di estrazione dell’oggetto sono terminate poco dopo le 8. Neppure i vigili del fuoco, con gli strumenti in dotazione, sono riusciti nell’impresa: si è dunque decidere di usare una fresa utilizzata solitamente dai dentisti.“

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A quanto pare, neanche al Pronto Soccorso possono effettuare una simile operazione.
Bisogna chiamare i Vigili del Fuoco!

… e perché no gli Operai Specializzati della Marina Militare?

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