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Cagliari. Al via la rimozione dei resti della “Motonave Cantiello”

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Un pezzo di storia della Marineria Sarda…

REDAZIONE – In azione il pontone che deve recuperare il relitto affondato della Motonave che trasportava i detenuti all’Asinara.

La notizia riguarda lo sviluppo e le problematiche legate alla demolizione della Motonave Gennaro Cantiello, una nave storica di proprietà del Ministero della Giustizia che veniva usata in passato per il trasporto dei detenuti all’Asinara e poi venduta e trasformata in un ristorante galleggiante, abbandonato nel porto di Su Siccu a Cagliari.

Per la demolizione della Motonave Gennaro Cantiello, sono stati spesi altri 200mila euro. È stata necessaria una nuova spesa pubblica, che porta il costo totale dell’operazione a circa mezzo milione, per completare la demolizione.

Dopo un primo tentativo fallito a dicembre, a causa dell’instabilità del terreno su cui avrebbe dovuto operare una gru, si è reso necessario indire una nuova gara d’appalto per l’impiego di un motopontone galleggiante in grado di rimuovere la parte sommersa del relitto.

Le spese saranno anticipate dall’Autorità portuale, che ha intenzione di rivalersi sul proprietario, Salvatore Pergola, che non aveva rispettato l’ordinanza di demolizione.

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La “Gennaro Cantiello” fu varata nel luglio 1977 a Mazara del Vallo, su commessa dell’allora Corpo degli Agenti di Custodia, e battezzata dalla madrina Lucia Nardin, vedova della M.O.V.M. Brig. Gennaro Cantiello.

La motonave (40 metri, 184 tonnellate di stazza lorda) fu destinata ai trasporti da e per l’isola dell’Asinara, sia per i rifornimenti, sia per le traduzioni dei detenuti da Porto Torres.

La Cantiello, lavorò parecchio, incurante delle condizioni meteo, per trasportare personaggi del calibro di Renato Curcio e Alberto Franceschini, o del “Professore” Raffaele Cutolo, o del sequestratore Matteo Boe, diretti verso la “Caienna italiana”, dove soggiornarono anche Falcone e Borsellino, nel loro “ritiro” protetto durante la stesura degli atti del maxi-processo che li vide protagonisti e, alla luce dei fatti, purtroppo anche vittime.

La “Cantiello” lavorò duramente, con gli equipaggi del Corpo, per circa vent’anni, fino alla dismissione dal servizio nel 1998, ma sopravvivendo in alcuni suoi accessori (la bussola e la ruota del timone) come simbolo orgogliosamente esibito dalla Polizia Penitenziaria nel famedio dei suoi eroi tra i più preziosi cimeli della storia del Corpo.

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“Brg. Gennaro Cantiello” – Medaglia d’Oro al Valor Militare – alla memoria 

Brigadiere degli agenti di custodia, catturato tra gli ostaggi presi da detenuti armati in rivolta, nonostante avesse le mani legate, raccoglieva da terra il medico del reclusorio ferito a morte e incurante del fuoco dei criminali lo trasportava a portata del personale non coinvolto che provvedeva a soccorrerlo e ad inviarlo in ospedale. Rientrava poi volontariamente tra gli ostaggi per evitare che i ribelli mettessero in atto la minaccia di fare altre vittime se il sottufficiale non fosse tornato indietro. Nel drammatico epilogo della vicenda perdeva la vita. Fulgido esempio di alto senso del dovere e di consapevole sprezzo del pericolo.

Alessandria, 9 – 10 maggio 1974 (D.P. 11 novembre 1974)

(Alberto TINTERI)

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