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In Sardegna 20mila cittadini senza Medico di Base

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L’Unione Sarda

Sanità in piena crisi… irrisolvibile

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REDAZIONESono almeno 20mila i sardi privi del medico di famiglia. Un’emergenza ancor più grave nell’Oristanese, nel Sulcis e in Ogliastra dove, in estate, con le guardie mediche e turistiche già ridotte ai minimi termini la situazione è molto critica.

«Ci sono paesi – spiega Rosalba Melis, portavoce dell’Associazione di medici di medicina generale che ha chiamato a raccolta i suoi centinaia di iscritti il 9 settembre a Tramatza – dove la gente ormai considera “normale” vivere senza il medico di famiglia. Ho visto situazioni drammatiche, penso a Ussassai o a Seui, alcuni cittadini si pagano le visite urgenti, molti non si curano, e tanti anziani allettati sono lasciati senza assistenza, abbandonati al loro destino».

A Cagliari i pazienti che non hanno più il loro medico, andato in pensione, non trovano un sostituto perché i nuovi professionisti delle ultime graduatorie sono in attesa dell’attribuzione dell’incarico.

«L’Ares avrebbe dovuto farlo prima delle vacanze estive», sottolinea Umberto Nevisco, segretario della Fimmg, «invece sono in ritardo. Insomma, c’è un piccolo esercito di colleghi pronto a prendere servizio, e questi vanno nelle città, per quanto riguarda invece le “periferie” il problema resta, perché quasi nessuno ci vuole andare».

A maggio l’assessore alla Sanità Carlo Doria aveva pensato a un provvedimento (poi approvato dal Consiglio regionale) che autorizzava, su base volontaria, i medici di medicina generale che operano in aree disagiate a innalzare il limite massimo di pazienti da 1.500 a 1.800. A fine giugno il Governo ha bocciato la norma, ma eventuali deroghe al massimale possono essere autorizzate per particolari situazioni locali per non più di sei mesi, e in attuazione della programmazione regionale, l’Air (l’Accordo integrativo regionale) può prevedere l’innalzamento del massimale fino al limite massimo di 1.800 esclusivamente per i medici che operano nell’ambito delle forme organizzative multiprofessionali, con personale di segreteria e infermieri, per assicurare la continuità dell’assistenza in aree disagiate.

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