Iss. +9,5% di Reinfezioni nell’ultima settimana e tornano a crescere i casi di polmonite
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ROMA – I casi di reinfezione da virus SarsCoV2 sono cresciuti in Italia del 9,5% nell’ultima settimana, rispetto a quella precedente, quando l’aumento rilevato era stato dell’8,4%, “dato con tempi di consolidamento”.
Lo indica l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), nel suo “Report esteso su Covid-19: sorveglianza, impatto delle infezioni ed efficacia vaccinale“, con dati nazionali aggiornati al 28 giugno scorso. L’Iss indica inoltre che dal 24 agosto 2021 al 28 giugno 2022 sono stati segnalati 587.347 casi di reinfezione.
Un altro fattore che preoccupa è la ripresa dei casi di polmonite legati al Covid che richiedono la ventilazione assistita, che tornano ad aumentare. A causarli è proprio la più recente delle sottovarianti di Omicron, BA.5.
L’ISS, quindi, conferma la risalita dei contagi di Covid-19 in corso ormai da più settimane. Continua a mostrare i suoi effetti la sottovariante Omicron BA.5: negli ultimi setti giorni – indica l’Iss – sono stati segnalati in Italia 583.029 nuovi casi, a fronte dei 381.250 della settimana precedente, circa 200mila in più.
In aumento anche i decessi: questa settimana sono morte 213 persone, nella settimana precedente i morti erano stati 174.
Ma a preoccupare è soprattutto l’aumento dei casi non notificati . Sono infatti sempre più gli italiani che ricorrono ai tamponi fai-da-te senza poi segnalare la positività. “In questa fase, caratterizzata dalla circolazione di varianti”, specifica l’Iss, “altamente trasmissibili, c’è verosimilmente stato un forte aumento della quota di persone che hanno avuto un’infezione non notificataai sistemi di sorveglianza per motivi legati a fenomeni di sottodiagnosi o ‘autodiagnosi’. Questo potrebbe portare alla sottostima del tasso d’incidenza, e quindi del rischio relativo, ed efficacia vaccinale”, precisa l’Istituto Superiore di Sanità.
A proposito del rischio di reinfezione, analizzato a partire dal 6 dicembre 2021 (data a cui si associa l’inizio della circolazione di Omicron), il report evidenzia un aumento del rischio “nei soggetti con prima diagnosi di Covid-19 notificata da oltre 210 giorni, rispetto a chi ha avuto la prima diagnosi fra i 90 e i 210 giorni precedenti“.
Inoltre, il rischio è maggiore nei “soggetti non vaccinati o vaccinati con almeno una dose da oltre 120 giorni, rispetto ai vaccinati con almeno una dose entro i 120 giorni; nelle femmine rispetto ai maschi; nelle fasce di età più giovani (dai 12 ai 49 anni), rispetto alle persone con prima diagnosi in età compresa fra i 50-59 anni; negli operatori sanitari rispetto al resto della popolazione”.
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