
L’ordinanza di decadenza di Todde va in Consiglio regionale dopo l’Epifania
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Rassegna Stampa
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REDAZIONE – Arriva sul tavolo della Giunta per le elezioni, dopo l’Epifania, alla ripresa dei lavori, l’ordinanza di decadenza della presidente Alessandra Todde (vedi) nemessa dal Collegio regionale di garanzia elettorale della Corte d’Appello di Cagliari che ha rovinato le feste alla politica sarda.
Il provvedimento inizierà a essere valutato e studiato – (ufficialmente, visto che è stato già sondato da insigni giuristi) – prima con incontri informali e poi in una seduta ad hoc che sarà convocata dal presidente dell’organismo consiliare composto da nove consiglieri tra i quali 5 della maggioranza del campo largo e 4 delle opposizioni.
Secondo il regolamento interno, «per le cause di ineleggibilità e incompatibilità sopravvenute, riferisce al Consiglio entro novanta giorni dal momento in cui ne sia venuta a conoscenza».
E se tra alcuni giuristi prevale la tesi che l’assemblea legislativa sarda possa solo procedere con una mera presa d’atto del provvedimento del collegio elettorale, altri esperti ipotizzano anche la possibilità che il Consiglio possa decidere in maniera diversa. Ma in questo caso – dicono altri – potrebbe entrare in gioco il Governo nazionale.
Intanto il presidente dell’assemblea legislativa sarda Piero Comandini potrebbe convocare sempre per la settimana prossima la conferenza dei capigruppo nella quale il centrodestra chiederà, presumibilmente, di affrontare l’argomento anche in Aula, prima di discutere dei temi caldi della riforma sanitaria e della legge finanziaria 2025.
Nel frattempo, l’opposizione sta già chiedendo un passo indietro alla governatrice e ipotizza nuove elezioni. La caduta della presidente trascinerebbe tutto il Consiglio regionale. L’aula, prendendo atto della decadenza, si auto-condannerebbe. Si tratta di uno scenario inedito, con l’ipotesi su uno dei possibili sviluppi che riguarda la possibilità di prendere tempo in attesa dell’esito dei ricorsi.
Mercoledì mattina, la maggioranza si è confrontata con la presidente Todde per diverse ore. Il provvedimento deve essere ancora impugnato, ma la governatrice lo ha anticipato: «Il ricorso è assolutamente normale», ha comunicato ieri al termine della conferenza dei capigruppo. «Dal punto di vista del mio percorso, farò tutto ciò che i miei avvocati ritengono corretto per difendermi nelle sedi opportune». Con la volontà di andare avanti: «Sono legittimata a governare. Noi siamo stati eletti per servire i sardi, e questo faremo finché non ci sono atti definitivi».
Ma la partita, in sostanza, è appena iniziata.
A due giorni dal terremoto, la presidente Todde non vuole mostrarsi debole: «Sono certa della correttezza del mio operato, ho fiducia nella magistratura e chiarirò tutto nelle sedi opportune. L’atto della commissione regionale di garanzia elettorale non ha poteri per farmi decadere. L’unico organo che può farmi decadere è il Consiglio regionale», ha detto oggi in un’intervista a Repubblica. «Non accetto lezioni di legalità da chi difende una ministra accusata di truffa allo Stato o ha votato in Parlamento per la “nipote di Mubarak”».
Al Corriere della Sera, poi, Todde ha poi aggiunto: «Sento che alla fine riuscirò a far valere le mie ragioni. È tutto tracciato, tutto rendicontato sul sito del M5S, gli estratti conto, i movimenti bancari».
E al Fatto Quotidiano ha detto: «Paradossalmente questa vicenda ha ricompattato la mia maggioranza. Ho parlato a lungo sia con Conte che con Elly Schlein, i miei consiglieri mi hanno mostrato la loro vicinanza e i tecnici del Pd hanno parlato con i nostri avvocati. Siamo coesi».
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