Moby Prince. La Commemorazione delle 140 vittime di 30 anni fa
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CAGLIARI – “Nel Trentennale della strage del Moby Prince, i familiari delle vittime plaudono alle dichiarazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con il pensiero rivolto alle vittime, alle tante vite improvvisamente spezzate e al dolore straziante dei loro familiari, il Presidente ha rinnovato la vicinanza e la solidarietà della Repubblica e ricorda che è inderogabile ogni impegno diretto a far luce sulle responsabilità dell’incidente e sulle circostante”
Lo ha dichiarato il figlio del Comandante della Moby Pince, prof. Luchino Chessa, durante la cerimonia di commemorazione che si è tenuta ieri a Cagliari.
“Anche la Ministra della Giustizia, Marta Cartabia – ha proseguito Chessa – ha fatto giungere la sua voce ai familiari delle vittime che aspettano di conoscere fino in fondo le cause di ciò che successe quella sera del 10 aprile 1191. La domanda di conoscenza e, quindi, di giustizia richiama un impegno che l’Italia ha il dovere di compiete. La Ministra ricorda che il disastro del Moby Prince rimane una ferita aperta per in nostro Paese e nuove aspettative sono riposte nell’ultima indagine aperta dalla Procura di Livorno. Infine la Ministra esprime la certezza che i magistrati di Livorno sapranno affrontare il rinnovato impegno con tutta la dedizione e la professionalità che il compito di rendere giustizia richiede”.
“I familiari delle vittime – conclude il prof. Chessa – esprimono soddisfazione e sono vicini ai Magistrati della Procura di Livorno, nelle persone del Dott. Ettore Squillace Greco e della Dott.ssa Sabrina Carmazzi che stanno lavorando da tre anni nel riserbo più totale. Non ci sentiamo più soli”.
Anche il fratello del Commissario di Bordo, il maddalenino Carlo Bartolozzi, ha voluto esprimere il suo ricordo con una nota pubblicata sulla sua pagina Facebook, da Porto Torres:
“Questo è il giorno che dedicò a mio fratello Umberto Bartolozzi e alle 140 persone che persero la vita in un modo orrendo, imprigionati col fuoco a bordo della Moby Prince.
Sono passati 30 anni di questa storia rimasta ancora impunita e archiviata solo come un tragico incidente.
Ai primi processi avevano stabilito che la causa della collisione con la petroliera Agip Abruzzo, era avvenuto causa nebbia e che i soccorsi arrivarono subito alla petroliera e non furono immediati verso la Moby perché hanno ritenuto che le 140 persone perirono subito dopo la collisione in seguito al grande incendio che investì la nave!
Finalmente, dopo numerosi altri processi, qualcosa sta’ venendo alla luce, per esempio la sera della collisione non c’era assolutamente nebbia, ma questo me lo aveva appurato un marinaio di guardia la notte, e che la petroliera non era ancorata correttamente nella zona di mare a lei assegnata per la sicurezza del transito di navi e che soprattutto se i soccorsi fossero stati tempestivi si potevano salvare altre persone!!! Ed è questo quello che il dolore più grande per noi familiari, perché sono stati lasciati soli per alcune ore in mezzo al fuoco? Immaginiamo, con orrore, quale fine hanno fatto i nostri cari….
Ancora una volta, nel loro ricordo, ci rivolgiamo a chi sa’ la verità e non può o non vuole parlare, si faccia avanti per dare una risposta a chi tante volte si è chiesto il perché! E che venga rivelata la verità, qualsiasi essa sia, per darci una rassegnazione al ricordo di questo tragico giorno a Umberto e a tutte le altre persone che perirono a bordo della Moby Prince...”
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