Protestano i Pastori Sardi per il prezzo del latte
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CAGLIARI – (ANSA) – Si estende a tutta la Sardegna la protesta dei pastori per il prezzo del latte. Ieri mattina un gruppo di allevatori si è presentato davanti ai cancelli del centro sportivo di Assemini, dove si allena la squadra di calcio del Cagliari, sistemando le auto davanti all’ingresso e chiesto di parlare con i giocatori e la società. Qualcuno ha minacciato di voler stare lì sino al pomeriggio quando i giocatori dovranno uscire dal centro sportivo per partire a Milano per la gara di domani contro il Milan.
La protesta dei pastori sardi arriva al Caseificio Pinna di Thiesi (Sassari), una delle più grandi industrie del settore caseario sardo. Centinaia di pastori hanno manifestato davanti allo stabilimento e agli uffici dell’azienda, scagliando il latte contro i muri perimetrali e le vetrate, sfondate da alcuni contestatori con dei bidoni da 50 litri svuotati poi all’interno degli uffici.
Poco prima i pastori avevano bloccato una cisterna lungo la strada, a poche centinaia di metri dal caseificio, sversando sull’asfalto 30mila litri di latte. Sul posto ci sono polizia e carabinieri in assetto antisommossa.
“Senza pastori la Sardegna muore“. Lo sottolinea Coldiretti: “nel Mediterraneo la terra in cui è più alta la concentrazione di pecore e la Sardegna, quasi due per ogni abitante, 2,6 milioni di animali con ben il 70% del territorio destinato al pascolo dal quale gli animali traggono alimento. Ma, sempre secondo la Coldiretti, negli ultimi dieci anni in Italia è scomparso un milione di pecore per colpa di scelte industriali irresponsabili”.
Il latte viene pagato 60 centesimi al litro, un’elemosina che non copre neanche i costi di allevamento e di alimentazione e spinge alla chiusura i 12mila allevamenti presenti in Sardegna.
Una protesta dei pastori, “esasperati da una situazione insostenibile. Si registrano assalti alle autocisterne che sono scortate da polizia e carabinieri, versamenti del latte in strada o in pasto ai maiali, ma c’è anche chi – precisa Coldiretti – ha deciso di trasformarlo in azienda e donarlo ai più bisognosi invece di svenderlo“.
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