Sanità. Cancellata l’ATS, ritornano le ASL territoriali
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Solinas: “L’avevamo promesso…”
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CAGLIARI – (SardiniaPost) – La Giunta regionale guidata dal presidente Christian Solinas mette in archivio l’esperienza della macro azienda voluta dal governo di centrosinistra (Pigliaru-Arru), per riportare nei territori le Asl, lasciando, però, un’unica cabina di regia per la parte economica.
Lunedi 23 dicembre u.s., con il via libera al disegno di legge, approvato durante la riunione dell’esecutivo, è stato fatto un primo passo verso una riforma che cambierà la geografia delle cure in Sardegna, lasciando però invariate alcune cose, nate durante la scorsa legislatura.
Sul fatto che l’Ats, l’azienda unica regionale, fosse in scadenza non c’erano dubbi, visto che è stato uno dei primi passaggi sui quali si era soffermato il presidente Solinas a poche ore dalla sua elezione. Stessa cosa aveva fatto l’assessore regionale alla Sanità, Mario Nieddu, considerando quella della Asl unica, un’esperienza poco riuscita.
Così nella nuova mappa pensata dall’esecutivo ci saranno 8 Asl, le due aziende ospedaliero-universitarie di Cagliari e Sassari, il Brotzu sarà l’Azienda di rilievo nazionale e alta specializzazione (che avrà l’acronimo di Arnas) e l’Areus che continuerà a occuparsi dell’emergenza-urgenza.
L’altra novità riguarda l’Ares che di fatto sarà la cabina di regia unica che si occuperà di quelle che l’assessore definisce “funzioni in grado di garantire economie di scala, come la gestione di personale, patrimonio e centrare di committenza”. Novità anche sul meccanismo che verrà utilizzato per selezionare i manager visto che per la scelta degli esperti che dovranno gestire le aziende sanitarie sarde, il disegno di legge istituisce appositi elenchi regionale degli idonei alle cariche di vertice.
Per il presidente si tratta di una riforma che “garantirà ai sardi una sanità più utile e più vicina” visto che nell’idea del governatore viene “cancellato parzialmente un modello calato dall’alto che non ha funzionato per crearne uno nuovo ha la sua origine nelle richieste dei cittadini e dei territori”.
L’idea di un ritorno alle aziende territoriali, nasce dal fatto che l’attuale sistema “ha allontanato i cittadini dalla sanità pubblica, percepita come una macchina confusa, arretrata e ritardataria nelle risposte. Oggi siamo fra le regioni più sofferenti in Italia secondo tutti gli indicatori, e abbiamo un disavanzo tra i più alti”.
Pronta anche la risposta a eventuali accuse su una moltiplicazione di poltrone perché “noi non guardiamo a quelle, semmai ai posti letto, alle liste d’attesa, alla qualità delle prestazioni, all’eliminazione della burocrazia che ha spesso danneggiato la qualità, nonostante l’impegno di tanti professionisti di valore che operano nelle strutture pubbliche con spirito di servizio e di abnegazione, misurandosi quotidianamente con emergenze inaccettabili”.
Preferisce puntare sugli “impegni mantenuti con i sardi“, l’assessore Nieddu, convinto che con le Asl si riporti “la sanità vicino ai cittadini e ai bisogni dell’utenza”. Saranno queste aziende, infatti, a “erogare servizi sul territorio e avranno come unico compito quello di rispondere ai problemi e alle esigenze d’assistenza, con l’obiettivo di garantire la maggior qualità possibile”.
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