Saremar. Le prime note stonate

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I primi Battitori liberi si staccano dal gruppo

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LA MADDALENA – Sciopero dei dipendenti Saremar e traghetti fermi in porto, sia a Carloforte che a La Maddalena, le due cittadine simbolo della protesta dei marittimi che chiedono lo stop al bando per l’affidamento delle rotte e il salvataggio dal fallimento della compagnia controllata dalla Regione. In partenza solo le corse garantite.

A Carloforte si è tenuto un corteo dal lungomare alla Via Roma, mentre diversi commercianti hanno abbassato le serrande in segno di solidarietà ai lavoratori e alle loro famiglie.

A La Maddalena, invece, lo sciopero annunciato dai sindacati lo scorso 17 ottobre, era stato revocato con un comunicato stampa del Movimento delle Famiglie dei dipendenti Saremar, con la stragrande maggioranza degli stessi marittimi,  in considerazione dei pochi risultati ottenuti dagli stessi Sindacati – (regionali e nazionali) e, soprattutto, proprio per non danneggiare la comunità maddalenina già fortemente penalizzata dalla vertenza in atto.

la nuova_no allo sciopero

Questa mattina, però, molti cittadini informati sulla revoca dello sciopero, hanno lasciato l’Isola confermando i propri impegni altrove, ma trovando però al loro rientro sull’Isola non pochi disagi in banchina a Palau, proprio per la mancanza dei mezzi di trasporto Saremar… a La Maddalena fermi per sciopero.

File lunghissime, come non se vedevano da anni, si sono snodate lungo le corsie d’imbarco, raggiungendo la Colonna Garibaldi, poi Piazza XXIII Febbraio e poi Cala Gavetta, specialmente fra la corsa delle 8 a quella delle 13,15 dall’isola e la corrispondente da Palau dalle 8,30 alle 13,45, e, infine fra la corsa delle 14,45 e quella delle 17,30 da La Maddalena e la corrispondente da Palau. La popolazione, tuttavia, ha sopportato con pazienza il disagio causato dallo stop alle partenze regolari sobbarcandosi non meno di tre ore d’attesa.

vincenzo-onoratoSempre a La Maddalena, inoltre, si fanno sentire i primi segni di stanchezza tra i marittimi ormai esasperati da questo disastro; la legittima paura di perdere il posto di lavoro comincia ad affiorare sempre più… e un po di confusione, diciamo così, inizia a prendere piede.

Alcuni battitori liberi, forse consapevoli della totale mancanza di risposta da parte delle varie compagini politiche a tutti i livelli, hanno fatto i primi passi in autonomia, ma senza che il resto dei marittimi ne avesse concordato l’azione, rivolgendosi – addirittura – all’armatore della Moby Lines Vincenzo Onorato, affinché lo stesso possa intervenire nel contesto di questa sciagura, per salvare la Saremar.

Questa la comunicazione resa anonimamente pubblica:

“Caro…, mi bastano le preoccupazioni che ho, ti prego di fare girare tu la lettera senza il minimo riferimento al sottoscritto, possibilmente cambiando lo sfondo della lettera.

Non riesco a capire perchè i miei colleghi, credo non più di dieci, abbiano preso l’iniziativa di inviare questo documento, cosi sembrerebbe, senza interpellarci. Perchè poi nascondere i nomi.

Io vogglio portare la pagnotta a casa e non accetto che si prendano iniziative, in questo caso sbagliate (vedi quanto inviato nella prima mail). Non voglio dire altro perchè rispetto tutti:

lettera indirizzata a Onorato

Un gruppetto di una decina circa di marittimi Saremar, dunque, avrebbe inviato questa lettera all’armatore Vincenzo Onorato, dissociandosi palesemente dalle iniziative già intraprese con tutto il Movimento.

Domande?

Siamo, per caso, arrivati alla consapevolezza di una Battaglia persa?…

Perduta per perduta… perchè non rivolgersi – invece – all’Armatore Franco Del Giudice… MADDALENINO di casa nostra?… o, sempre perduta per perduta… preferiamo un armatore Greco, Corso, o di altra parte?

Fate Vobis…

Alberto Tinteri

albe_saremar

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