
Scorie in Sardegna. Coro di NO dalla politica e dei territori.
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REDAZIONE – Il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, ha pubblicato l’elenco delle aree presenti nella proposta di Carta Nazionale delle Aree Idonee (Cnai), che individua le zone dove realizzare in Italia il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e il parco tecnologico. Sono cinquantuno in tutto. E otto si trovano in Sardegna: due nell’Oristanese le restanti nella zona meridionale dell’Isola.
La aree sono così suddivise: Albagiara, Assolo e Usellus; Mandas e Siurgus Donigala; Segariu e Villamar; Setzu, Tuili, Turri e Ussaramanna; Nurri; Ortacesus e Guasila.
La nuova Carta è stata elaborata «sulla base delle osservazioni emerse a seguito della consultazione pubblica e del seminario nazionale condotti dopo la pubblicazione della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi), e approvata dall’Ispettorato nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione (Isin)».
I requisiti delle zone individuate, spiegano dal Ministero, «sono stati giudicati in linea con i parametri previsti dalla Guida tecnica Isin, che recepisce le normative internazionali per questo tipo di strutture».
Su base volontaria, eventuali comuni rimasti fuori dall’elenco possono presentare la propria candidatura nei prossimi trenta giorni. Lo possono fare anche quelli individuati nella lista. Dalla Sardegna, però, non si farà avanti nessuno. Tutti i Comuni hanno deliberato il loro NO alle scorie nucleari.
La Sardegna come «la discarica dell’Italia», tuona Alessandra Todde, candidata del Campo largo per la presidenza della Regione. Gli otto siti dell’Isola sono «tutti limitrofi», specifica Todde, «all’altopiano della Giara di Gesturi che non costituisce solo un rilevantissimo patrimonio ambientale, floristico e faunistico, ma è anche stata inserita tra i siti di interesse comunitario nel 1995».
Ugo Cappellacci: «Eravamo, siamo e sempre saremo contrari alla realizzazione in Sardegna di un deposito di scorie nucleari. La Sardegna», ricorda Cappellacci, che da governatore aveva indetto il referendum, «si è già pronunciata e nessuno osi violare la volontà di un popolo espressa democraticamente».
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