
Traghettopoli. Dopo il dissequestro delle Navi, ora respinte anche le richieste cautelari

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REDAZIONE – (Genova) – Con una sentenza motivata di 140 pagine la giudice per le indagini preliminari Silvia Carpanini ha respinto in blocco le richieste di misura cautelare formulate dal pm Walter Cotugno nell’ambito dell’inchiesta ribattezzata dai media ‘Traghettopoli’ e che riguarda i falsi e le presunte frodi sulle certificazioni ambientali dei motori o di parti di motori di alcuni traghetti Tirrenia.
Lo rende noto Genova24.it
Secondo l’accusa alcuni alti ufficiali della guardia costiera avrebbero chiuso un occhio su certificazioni false e ammorbidi i controlli in cambio di sconti o biglietti gratis sui traghetti.
Come prevede la nuova legge però i giudici prima di disporre misure cautelari per la maggior parte dei reati devono interrogare preventivamente gli indagati. Tutti e 13 quindi (per due di loro erano stati chiesti i domiciliari, per gli altri misure interdittive) si sono presentati ad aprile davanti alla gip Silvia Carpanini: alcuni hanno risposto, altri hanno fatto dichiarazioni spontanee e tutti hanno depositato memorie con una linea di difesa comune: l’assenza di esigenza cautelare perché da un lato l’azienda, la Cin-Tirrenia, aveva collaborato con la Procura e sanato tutti i problemi relativi alle certificazioni, dall’altro perché per i dirigenti Cin o gli ufficiali della capitaneria in ogni caso non era dimostrata dall’accusa la contropartita ai biglietti gratis, cioè cosa avrebbe fatto in concreto in cambio di quell’agevolazione.
Linea di difesa che sembra aver convinto la gip che ha rilevato l’assenza di esigenze cautelari pur nell’ambito di un quadro indiziario che la aveva convinta a dare il via libera al sequestro dei traghetti, misura poi invece annullata dal Tribunale del Riesame. Sia sul sequestro sia sulle misure cautelari bocciate è probabile che la Procura voglia fare ricorso (nel primo caso in Cassazione, nel secondo al Riesame).
La compagnia è “solida e ha liquidità” e anche in caso di futura condanna potrà versare i soldi allo Stato. Ma, soprattutto, se è vero che siano state contraffatte le marcature di alcune componenti dei motori “non si può parlare di una frode in pubbliche forniture” aveva sostenuto il tribunale del Riesame (presidente Massimo Cusatti) pochi giorni fa accogliendo la richiesta di annullamento del sequestro di quattro traghetti alla compagnia Tirrenia-Cin per un valore di circa 64 milioni. Secondo i giudici, per quanto riguarda la contraffazione dei motori, “l’analisi dei supporti informatici e della documentazione sottoposta a sequestro ha permesso di accertare che gli indagati, una volta appreso che le autorità di controllo stavano procedendo a specifiche verifiche sulle marcature Imo dei componenti dei motori sulle motonavi interessate, hanno proceduto all’apposizione di false marcature sui numerosi componenti che ne erano privi”.
Per quel che concerne la frode, invece, il Riesame cita una sentenza della Cassazione secondo la quale la nozione di “pubblica fornitura non possa essere estesa fino a ricomprendere anche i rapporti derivanti, come nel caso di specie, da una concessione di beni o servizi pubblici”.
Sulla cifra del sequestro, dicono i giudici “difetta la sproporzione fra l’importo confiscabile e il patrimonio dell’ente destinatario il quale, nonostante l’alienazione di due navi nel 2024, appare già sulla base della nota della finanza assolutamente capiente”.
Resta ancora da capire, tra gli indagati, cosa c’entrino nell’inchiesta i due Ammiragli di Stato Maggiore, che non hanno nessuna funzione circa le attività d’Istituto della Guardia Costiera…
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