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Il Cagliari in serie B dopo 11 anni

L’Unione Sarda

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CAGLIARI – Lo fa nel modo peggiore, perdendo in casa con il Palermo, squadra che non aveva più nulla da chiedere al campionato, e non approfittando così della disfatta casalinga dell’Atalanta, sepolta 4-1 a in casa dal Genoa.

Un epilogo che lascia davvero l’amaro in bocca: perché battere i rosanero avrebbe significato conservare ancora un barlume di speranza e giocarsi il tutto per tutto nelle ultime due gare del campionato.

Invece gli uomini di Festa sono apparsi abulici, svogliati e distratti, segno che non ci credevano più neanche loro nonostante i proclami pre-gara.

Ora si ripartirà dalla B, che è un altro mondo a cui forse né i giocatori né i tifosi del Cagliari sono più abituati.

Sperando che il purgatorio duri un solo anno: al presidente Giulini, che nel suo primo anno alla guida della società rossoblù ha fatto tantissimi errori, il compito di ricostruire una squadra degna di questo nome. E di riportarla al più presto nella massima serie.

Tra i primi a parlare ai microfoni di Radiolina Luca Rossettini.

“Ce l’abbiamo messa tutta anche oggi – ha detto Rossettini – ma non siamo brillanti ed è sotto gli occhi di tutti, è stato un anno impegnativo dal punto di vista fisico, il lavoro è stato impostato in un certo modo e non ha dato i suoi frutti”.

“Abbiamo sbagliato le partite decisive. Io mi sento responsabile di questa retrocessione. Restare? Bisogna vedere se le due volontà si incontrano, io comunque ci devo pensare”.

Parole da cui trapela chiaramente un giudizio molto critico sui metodi di allenamento di Zeman e, soprattutto, si intuisce che difficilmente il giocatore padovano resterà anche in B.

Anche dalle parole del capitano Daniele Dessena, che parla apertamente di un inizio anno all’insegna della presunzione, traspare che il rapporto tra i giocatori e Zeman era molto più teso di quello che si pensava.

“Non si è mai pronti a una retrocessione – ha spiegato Dessena -, ma non è oggi che è arrivata, è un problema che ci portiamo dietro da luglio, giocavamo bene ma perdevamo, a me non interessa giocare bene a me interessa vincere”.

“Il mio più grande rammarico è di aver deluso tante persone, è normale che i tifosi siano critici, anzi sono stati sin troppo bravi con noi”.

“Secondo me si è iniziata una stagione in serie A prendendola sotto gamba, si parlava di gioco e di tanti gol, si pensava di arrivare nella parte sinistra della classifica, qua a Cagliari io mi sono sempre salvato soffrendo, non avevamo giocatori che ti risolvevano la partita e quest’anno abbiamo pagato tutto”.

In conferenza stampa Gianluca Festa è apparso profondamente amareggiato, anche se ha difeso la squadra dalla accuse di scarso impegno.

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“I ragazzi hanno dato tutto, non abbiamo scelto il modo peggiore per retrocedere, è capitato così. Nello sport si accettano anche le sconfitte e bisogna avere la forza per tornare su il prima possibile”.

“Cercheremo di finire al meglio le prossime due partite, sono un grande tifoso di questa squadra e per me il rammarico è doppio. Limiti caratteriali? Eravamo proprio stanchi, non ce la facevamo più, ho messo tutti gli attaccanti che avevo per dare una scossa ma non c’erano energie, ho visto i giocatori stremati”.

“Io c’ero in campo 11 anni fa quando salimmo dalla B, bisogna rialzarsi e guardare avanti. Sarà il presidente a decidere il futuro del Cagliari, bisogna allestire una squadra con giovani che abbiano voglia di emergere e anziani che vogliano fare da chioccia, la B è un campionato difficile, ma è prematuro parlarne e non sono la persona più adatta per farlo”.

“Se sarei disponibile a guidare la squadra anche nella cadetteria? Io sono cresciuto in questa squadra, allenarla per me è stata una bellissima esperienza, la società farà le sue valutazioni”.

“Perché siamo retrocessi? Forse c’è stato poco equilibrio. Però non voglio parlare di questo, è difficile perché andrei a parlare dei miei predecessori”.

“Presunzione? Non mi è parsa una squadra presuntuosa, almeno da quando ci sono io. Non mi pare una valutazione da condividere, sono mancati i punti di riferimento, quando sono arrivato ho visto una squadra spaesata, questo sì, però ci abbiamo provato fino alla fine”.

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