Maestra sospesa per la preghiera in classe. Il ricorso
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L’Unione Sarda
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REDAZIONE – «Rientrerò a scuola a testa alta». Marisa Francescangeli è sicura del suo e, ai microfoni di Videolina, conferma la sua posizione, la stessa che le è costata venti giorni di sospensione dall’insegnamento, nella scuola primaria di San Vero Milis. «Le persone», spiega nell’intervista la maestra, «mi hanno contestato una cosa in cui non pensavo ci fosse nulla di male, come una preghiera prima di Natale, con il lavoretto del braccialino». Secondo Francescangeli, in fin dei conti, a rimetterci son stati gli stessi bambini: «Chi ne ha risentito, soprattutto per quanto riguarda il programma scolastico, sono loro».
IL RICORSO: Tempi non rispettati e nessuna prova dei fatti. È questo in sostanza il contenuto del ricorso presentato giovedì mattina al Tribunale del Lavoro di Oristano dai legali di Marisa Francescangeli, la maestra che insegna in tre classi della scuola elementare di San Vero Milis sospesa per venti giorni dall’Ufficio scolastico provinciale in seguito a diverse accuse avanzate da tre mamme della terza B. Più la decurtazione di metà dello stipendio.
Gli avvocati Elisabetta Mameli e Domenico Naso, scesi in campo per conto del sindacato Uil, chiedono al giudice sia di annullare il provvedimento ma anche che vengano sentiti diversi testimoni in merito ai fatti contestati, tutti fondati secondo loro su elementi di prova non attendibili.
Sono 17 le pagine che il giudice dovrà esaminare attentamente prima di decidere se accogliere il ricorso presentato contro l’Ufficio scolastico provinciale e il Ministero dell’istruzione e del Merito. Oppure rigettarlo.
Secondo i legali all’insegnante non sarebbero stati concessi i venti giorni previsti per legge dopo aver ricevuto la notifica del provvedimento per produrre prove a sua difesa. Ma è sulla fondatezza dei fatti e quindi sull’assenza totale di materiale probatorio che gli avvocati si soffermano principalmente. Secondo i legali le contestazioni mosse sarebbero generiche e prive di prove per la mancata presenza di testimoni. Ma solo il risultato di ciò che avrebbero dichiarato tre genitori al dirigente scolastico dell’Istituto sulla base di episodi raccontati da alcuni bambini di piccola età.
Nel ricorso viene sottolineato inoltre che sulle accuse avanzate non ci sarebbe nessun tipo di riscontro da parte di docenti.
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