Protestano i Benzinai Sardi: “Guadagni ridotti all’osso, siamo in ginocchio”
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RASSEGNA STAMPA
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L’UNIONE SARDA – Dalla Gallura al Golfo degli Angeli nessun benzinaio si salva. La crisi alla fine è esplosa, a suon di rincari di benzina schizzati oltre i 2 euro, investendo di difficoltà l’intera categoria di lavoratori che di questo passo non reggerà a lungo.
C’è chi è stato costretto a interrompere l’attività, a licenziare dipendenti o a tagliare bar-tabacchi e autolavaggi ospitati nell’area di servizio a costi insostenibili.
In agitazione l’Angac, che oggi dà voce a mille benzinai in tutta Italia (circa 300 nell’Isola). Come sostiene il presidente nazionale Giuseppe Balia, benzinaio da 45 anni in un impianto Eni a Carbonia, “la Sardegna è stata l’apripista in Italia delle proteste dei gestori nei confronti delle società petrolifere che fanno il bello e cattivo tempo, imponendo non solo le ferree regole, ma anche il margine di guadagno, poco più di 3 centesimi a litro. Cifre irrisorie che hanno messo a dura prova le gestioni e a rischio molte buste paga”.
Su mille litri di carburante venduti il margine di guadagno per il gestore è di 35 euro, su cui vengono pagate tutte le spese. Una situazione “insostenibile” anche per Fiab-Confesercenti, in un periodo in cui il caro-bollette non fa sconti a nessuno.
Intanto il gasolio viaggia tra 1,8 e oltre due euro, più della benzina. E il presidente regionale di Adiconsum, Giorgio Vargiu, e con lui le altre associazioni di consumatori, lancia l’allarme-sopravvivenza: “Con queste tariffe stellari, che nulla hanno a che fare con la guerra in Ucraina, rischiano di non reggere i più deboli: le famiglie, le piccole e medie imprese, costrette peraltro ad aumentare i prezzi dei propri prodotti”.
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