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Il 4 luglio del 1807 nasceva il Generale Giuseppe Garibaldi, l’Eroe dei due Mondi

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LA MADDALENA – Come ogni anno, alla presenza delle Autorità Militari e civili, si è tenuta questa mattina davanti alla Colonna Garibaldi di Cala Gavetta, la commemorazione per la nascita del Generale Giuseppe Garibaldi, sepolto a Caprera.

Il 4 luglio del 1807 in una casa del Quai Lunel a Nizza, nasceva Giuseppe Garibaldi. Il padre lo sognava avvocato o medico, ma il giovane a quindici anni scelse la vita del marinaio e si imbarcava come mozzo su una nave per Odessa.

Da questo momento cominciava per lui una vita avvincente come un romanzo di cappa e spada, densa di vittorie e sconfitte, fughe rocambolesche, utopie ed avventure.

Così lo ricorda Gianluca Lioni nel suo libro, un giallo storico: “La processione dei fantasmi”. Il libro, evidenzia Lioni, vuole essere anche un modesto omaggio alla sua figura. Un Garibaldi diverso, non quello della retorica risorgimentale, ma l’isolano adottivo, che a Caprera zappa, sarchia, pesca, pranza con gli amici. Mentre tutto intorno si muove come un coro l’intera cittadina: pescatori campani, streghe corse, scalpellini genovesi, contrabbandieri maltesi.

Curioso il fattoprecisa Fabio Lai sindaco di La Maddalenache sia nato il giorno che coincide con la festa dell’Indipendenza Americana e sia deceduto il 2 giugno, giornata della festa della Repubblica Italiana. Ed è proprio qua nella nostra splendida isola, capace di far innamorare, che ha coltivato i suoi maggiori affetti ed amori”.

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Troppo lungo narrare tutte le sue numerose imprese…

Ma la Storia dell’Unità d’Italia racconta che l’allora capo del governo Francesco Crispi, che nell’aprile del 1860 mentre si preparava la spedizione dei Mille, egli stesso e Nino Bixio trovarono Garibaldi che commentava lo Statuto Albertino meglio dei professori emeriti delle Università.

A Montevideo, ed a Roma, in Lombardia, in Tirolo e poi nei Vosgi, la storia ricorda le virtù del gran Capitano, il coraggio con cui seppe vincere le sue battaglie.

Ma l’epopea di Garibaldi, il suo grande poema, è la campagna del 1860. La notte del 5 maggio i volontari si raccolsero a Quarto, dove Garibaldi aveva inalberato la bandiera con lo scudo dei Savoia, e la mattina del 6 si imbarcarono.

La battaglia più terribile del 1860 fu quella di Calatafimi, segno della liberazione della Sicilia; la battaglia del Volturno determinò la caduta materiale della dinastia dei Borboni.

Fin qui si è raccontato Garibaldi sotto l’aspetto più conosciuto: il guerriero. Vi è un altro suo aspetto, quello del legislatore, che molti ignorano e che tanti non sospettano abbia assunto. Legislatore, non tanto nel senso di colui che redige le leggi, ma di chi le concepisce.

Dopo la conquista del Sud, il primo obiettivo di Garibaldi era gettare le basi dell’unità italiana. A questo scopo furono emessi i decreti di Salemi e di Alcamo; successivamente furono emanati i decreti che ordinavano il risarcimento dei danni di guerra da parte dello Stato. Furono istituiti tribunali militari per tutti i reati del tempo di guerra, e fatte leggi agrarie e per l’educazione militare dei fanciulli, e per provvedere, con pensioni, agli orfani e alle vedove dei morti per la patria. Da ultimo, per alleviare le classi meno abbienti, fu abolita la tassa sul macinato e sull’importazione dei cereali.

Emblematico della sua fedeltà a Casa Savoia fu il celebre incontro con il Re a Teano, il 26/10/1860, in occasione del quale il Generale riconobbe in Vittorio Emanuele II il Re dell’Italia unita.

Se Garibaldi fosse morto in Atene o in Roma, i popoli ne avrebbero fatto un semidio e gli avrebbero innalzato templi. Noi siamo stati più modesti, l’altare di Garibaldi è nel cuore di ogni patriota, senza distinzione di partito né di classe.

Hanno culto per lui quanti hanno voluto e vogliono l’Italia unita dalle Alpi e dai due mari, e quanti allora hanno amato la Patria sotto il Re Vittorio Emanuele II.

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