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In Sardegna il virus fa paura. I volontari del 118 scappano per la scarsa attenzione delle Istituzioni

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CAGLIARI – “È capitato diverse volte: interveniamo per un incidente, una caduta, e poi scopriamo che il paziente era positivo al Covid. Chiediamo di fare il tampone, e la risposta è più o meno sempre la stessa: mettetevi in quarantena, chiudete l’ambulanza e organizzatevi per conto vostro“.

Lo denuncia all’Unione Sarda Pierpaolo Emmolo, responsabile del Soccorso Iglesias e referente di una settantina di associazioni del Centro-Sud Sardegna.

Emmolo denuncia la “scarsa attenzione da parte delle istituzioni” che “già dall’inizio della pandemia abbiamo chiesto protezioni e formazione, solo ora con forte ritardo la Regione ha adottato una delibera che modifica la convenzione introducendo un protocollo con le misure anti-Covid. Siamo ancora molto lontani dal vedere esaudire le nostre richieste, aspettiamo ancora i rimborsi per i dispositivi di protezione, l’unico corso fornito è un tutorial sulla vestizione e la svestizione, così molti volontari stanno gettando la spugna, non se la sentono più di rischiare“.

In diverse Regioni si danno encomi ai volontari, qui i nostri ragazzi sono costretti a rifiutare il servizio perché privi di protezione, spesso vengono umiliati o ridicolizzati dagli stessi operatori sanitari”.

A giugno i rappresentanti dei volontari delle centrali operative di Cagliari e Sassari sono scesi in piazza per chiedere un tavolo di confronto, denunciando un sistema “disorganizzato, disomogeneo, senza regole né protocolli chiari“.

Il 9 agosto si sono rivolti anche al ministero della Salute: “Non è ulteriormente tollerabile che i nostri operatori siano mandati con assoluta noncuranza dei rischi a svolgere un incarico che non è di loro competenza“.

E’ arrivata anche una lettera che ha sbloccato la situazione, dopo una riunione con i vertici di Areus, in cui è stata approvata una nuova convenzione ed è stato messo nero su bianco con un protocollo.

Prendiamo atto di questi impegni concreti – ha evidenziato Emmolo –  ma i nostri problemi non si risolvono qui. Inoltre non accettiamo che vengano autorizzate al servizio associazioni illegali, gente che per 400 euro al mese opera 12 ore a testa senza riposi, e magari per l’inesperienza e la stanchezza si schianta tra gli alberi del Policlinico o provoca gravi incidenti stradali“.

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