POLITICA

In Sardegna la peggior Sanità d’Italia. Liste d’attesa infinite e impraticabili; è record di rinunce alle cure

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Una politica degradante che non pensa ai cittadini…

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REDAZIONE – Mentre il Presidente Solinas è al lavoro per far coincidere le tessere del nuovo esecutivo, la Sanità Sarda – diretta dall’ormai famoso Buono a Nulla della Legacontinua a navigare nel baratro a discapito di tutti i Sardi. Al momento, quindi, il Presidente Solinas, per non perdere soprattutto la sua poltrona, potrebbe limitarsi ad intervenire solamente sulle caselle vacanti:

  • Trasporti;
  • Lavoro;
  • Ambiente, che Gianni Lampis (FdI) è pronto a lasciare per fare il deputato a tempo pieno.

Ma c’è anche una seconda ipotesi: quella che Solinas decida di venire incontro alle richieste dei centristi su una seconda delega in aggiunta all’Istruzione. 

Ancora da sciogliere il nodo più importante: il Prof. Carlo Doria. L’ex senatore del Psd’Az sarebbe disposto a entrare in Giunta solo per guidare la Sanità. Ma ciò sembra improbabile perché Solinas faccia a meno dell’attuale assessore Mario Nieddu, proprio  per non mettersi contro la Lega e scontentare nessuno.

Nel giro del rimpasto, inoltre, dovrebbero rientrare anche le nomine dei tre capi dipartimento previsti nella legge 107 sugli staff…. (e Io pago!) 

Perciò, poco importa a questa Politica Sarda se la Sanità non funziona; quello che conta sono solamente i culi da mantenere nelle poltrone del potere.

Nella disastrosa Sanità, (ci fa notare il quotidiano L’Unione Sarda), un grande volume delle liste d’attesa e rinunce all’assistenza viene ripetutamente segnalato. E sono questi i due nodi che, soprattutto, nel periodo Covid hanno fatto tremare il sistema sanitario in Sardegna.

Il Piano di medicina territoriale presentato nei giorni scorsi dall’assessore Mario Nieddu analizza infatti in modo preciso i due fenomeni che, già prima della pandemia, avevano superato la soglia d’emergenza. E, soprattutto per le liste d’attesa, dà spazio alle linee d’intervento possibili: su tutte, il sistema delle classi di priorità, intese come “valido strumento per assegnare il corretto tempo di accesso alle prestazioni sanitarie e il regime organizzativo più adatto”.

Ma l’assessore Nieddu, a quanto pare, è fuori dal mondo… si diletta continuamente con le sue supercazzole statistiche senza però pensare ad un modo concreto per superare il problema. 

La gente è stufa di ascoltare continuamente tutte queste chiacchiere: La Sardegna occupa il primo posto in Italia per quanto riguarda le rinunce, con un valore dell’11,7%, che l’anno prima aveva toccato il 12,5%. Significa che, su 100 pazienti che hanno bisogno di curarsi o di fare accertamenti, quasi 12 rinunciano. L’Isola fa peggio di Calabria (commissariata per mafia) – (10,2%), Abruzzo (9,8), Molise (8,2%), Lazio (7,7%), Basilicata (7,2%), Puglia (7,1%). – Le cose vanno molto meglio al nord, dove le Province di Trento e Bolzano registrano rispettivamente un 3,3% e un 3,4%. Bene anche Emilia Romagna (4,1%), Friuli Venezia Giulia (4,4%), Liguria (4,6%) e Lombardia (5,5%). Sono dati Istat del 2019, ma nel 2020 la situazione si è molto aggravata a causa del coronavirus. La percentuale media del 6,3% a livello italiano è cresciuta del 40% nell’anno da dimenticare: in piena emergenza sanitaria il 50% di chi rinuncia alle cure ha riferito motivazioni legate alla pandemia.

Relativamente alle LISTE D’ATTESA, prima del Covid, i motivi prevalenti di rinuncia in Sardegna più che altrove, erano di tipo economico e legati alle lunghe liste d’attesa. Nell’Isola, come nel resto del Paese, ci sono differenze significative legate al genere. La rinuncia alle cure è prevalentemente donna:

  • Nel 2019, circa il 14% delle donne ha dichiarato di aver rinunciato a prestazioni sanitarie, a differenza degli uomini che a rinunciare erano circa uno su dieci.
  • Nel 2020, si sono registrati valori ancora più alti, circa il 18% delle donne, rispetto a circa il 12% degli uomini, sebbene il dato risulti fortemente condizionato dall’emergenza Covid-19.

Per fare un esempio: occorrono 5 mesi di attesa per conoscere il risultato di un pap test (…effettuato il 17 giugno u.s. all’ospedale Paolo Dettori di Tempio). 5 mesi di attesa anche per fare un semplice elettrocardiogramma (…richiesta del 8 giugno u.s. all’Ospedale Paolo Merlo di La Maddalena).

Infatti… non finisce di stupire lo stato di abbandono e di degrado in cui versa l’assistenza sanitaria pubblica in Gallura (…ma anche riferita alla Sardegna in genere). I ritardi incolmabili su tutte le prestazioni sono ormai all’ordine del giorno e le numerose voci di protesta giungono da ogni angolo della provincia di Gallura.

In ultimo, è stato presentato nei giorni scorsi a Olbia l’Atto aziendale della Asl Gallura che dovrà riorganizzare l’azienda e la sanità gallurese per il prossimo quinquennio. Un documento, illustrato dal direttore generale dell’Asl Gallura, Marcello Acciaro, nel corso della Conferenza socio-sanitaria alla presenza dei sindaci galluresi, che disegna quindi una sanità basata su un nuovo modo di concepire l’assistenza sanitaria. L’atto aziendale, anche in questo caso, non è stato accolto con favore dai sindaci galluresi che chiedono al D.G. ulteriori interlocuzioni che possano portare a stilare un documento più specifico, da allegare allo stesso Atto, e che elenchi dettagliatamente le risorse a disposizione e le loro sorti.

Insomma una Sanità Sarda priva di linee guida omogenee per tutto il territorio, che scompensano evidentemente tutto il sistema.

Ma ciò che conta, per questa sciagurata politica regionale, è continuare a mantenere sempre la poltrona sotto il culo!

(Alberto Tinteri)

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