CRONACA ED EVENTI

Terremoto in Turchia. Tra i dispersi c’è anche un Italiano

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Rassegna Stampa in aggiornamento

REDAZIONE – Continua a salire drammaticamente il bilancio delle vittime del terremoto di magnitudo 7.8 che ha colpito la Turchia orientale e il nord della Siria.

Al momento, dato ancora provvisorio pubblicato sui giornali nazionali, il numero di morti è di 4.890, di cui 1.444 in Siria.

E c’è anche un italiano tra i dispersi. Un nostro connazionale – a quanto si apprende dalla stampa – è irreperibile e si trovava in una delle città turche più colpite dal sisma. Era in un albergo che è andato completamente distrutto.

La notizia è stata confermata anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani: «L’Unità di Crisi della Farnesina ha rintracciato tutti gli italiani che erano nella zona del sisma. Tranne uno. Si sta cercando ancora un nostro connazionale, in Turchia per ragioni di lavoro. La Farnesina, fino ad ora, non è riuscita ad entrare in contatto con lui».

Si tratta di uno dei terremoti più violenti che si sono mai registrati in Turchia, mille volte più forte di quello di Amatrice del 2016 e 30 volte più forte di quello in Irpinia del 1980.Il suolo dell’Anatolia si è spostato di almeno tre metri. Dopo il potente terremoto si sono verificate almeno 120 scosse di assestamento: 43 quelle di magnitudo 4.3 o superiore, tre quelle che hanno misurato più di 6.0.

Il sisma è avvenuto in una zona altamente sismica, punto d’incontro della placca Est anatolica e di quella Arabica e Africana, con la prima che viene schiacciata dalla placca Arabica e spinta a Ovest, verso l’Egeo. Ad attivarsi è stata una delle due grandi faglie che attraversano la Turchia, quella Sud-Est anatolica, che «è una delle più attive nel Medio Oriente, insieme a quella del Mar Morto che attraversa Siria, Libano Israele e Giordania e che separa la placca Araba da quella Africana», spiega il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni.

«Il più grande disastro dal 1939», ha detto senza mezzi termini il presidente turco Recep Tayyup Erdogan. Si riferisce al terremoto di Erzincan, che nel 1939 provocò la morte di circa 33mila persone. Il sisma del 1999 a Izmit, magnitudo 7.6, uccise più di 17mila persone.

«Spero che ci lasceremo alle spalle questi giorni disastrosi. Oggi è il giorno di 85 milioni di cuori in un solo battito», ha detto Erdogan, che ha proclamato sette giorni di lutto nazionale. Le bandiere sventoleranno a mezz’asta fino a domenica 12 febbraio.

Nel buio totale, uno spiraglio di luce: a 28 ore dalla devastante scossa infatti una donna e i suoi tre figli sono stati estratti dalle macerie di un edificio crollato nel distretto Nizip di Gaziantep.

I Paesi dell’Unione Europea con la NATO stanno inviando sulle zone colpite dal terremoto, squadre di Soccorso in aiuto alla Turchia e la Siria.

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