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“Mortorio”, l’isola protetta profanata dai cafoni del mare

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LA DENUNCIA DI ALCUNI CITTADINI: “Abusivismo, assalti in barca e assenza di controlli: così si consuma (l’altro) ennesimo scempio ambientale nell’Arcipelago di La Maddalena…

REDAZIONE –  Mortorio, splendida isola disabitata dell’Arcipelago di La Maddalena, torna sotto i riflettori per le ragioni sbagliate.

Nonostante sia un sito a tutela integrale, ogni estate viene presa d’assalto da decine di imbarcazioni, spesso condotte da turisti incuranti delle regole.

Tra motoscafi, gommoni e yacht della bellissima Costa Smeralda, lo specchio d’acqua davanti all’isola si trasforma in un caotico parcheggio galleggiante, e l’ambiente – tanto fragile quanto prezioso – paga il prezzo di questa invasione incivile.

Geograficamente, Mortorio è più vicina a Porto Cervo che a La Maddalena, ed è spesso considerata, erroneamente, territorio del Comune di Arzachena. Una confusione amministrativa che alimenta l’idea, completamente falsa, che l’isola sia priva di tutele o regolamenti. In realtà, l’isola rientra nel territorio maddalenino e, per legge, dovrebbe essere protetta sia a livello locale che nazionale, dall’Ente Parco di La Maddalena. Ma nei fatti, la protezione resta sulla carta.

A peggiorare la situazione, l’assenza di boe di delimitazione lungo la battigia: nessun cavo tarozzato, nessun segnale di interdizione. Un vuoto normativo che molti interpretano come via libera all’accesso indiscriminato. Ma le leggi dello Stato – dal Codice della Navigazione a quello Civile – sono tuttora vigenti e impongono comportamenti rispettosi, a prescindere dalla presenza o meno di segnaletica.

Non è stato sempre così. Fino a qualche anno fa, il Comune di La Maddalena disponeva di un Corpo di Polizia Locale ben strutturato, con 17 agenti, e due ufficiali – (il Comandante Francesco Sotgiu ed il Vice Bruno Useli) – con una squadra dotata di un’imbarcazione idonea che pattugliava quotidianamente le isole minori. L’attività di vigilanza costituiva un deterrente efficace contro campeggi abusivi, attracchi illegali e perfino interventi edilizi illeciti. Ma oggi, tra tagli di bilancio e carenza di personale, quel sistema di controllo è venuto meno.

E intanto, mentre le autorità si rimbalzano responsabilità e le risorse scarseggiano, Mortorio continua a essere violata. Con buona pace degli appassionati di natura e degli studiosi dell’ecosistema mediterraneo, che vedono compromesso un territorio unico, ricco di biodiversità e valore scientifico.

Non si tratta solo di tutela ambientale. Si tratta del diritto collettivo di fruire in modo responsabile di un bene comune. La natura, come ricorda il principio costituzionale, è patrimonio di tutti: va protetta, rispettata e consegnata integra alle generazioni future.

L’appello di alcuni cittadini, dunque, è d’obbligo. Alle istituzioni locali, al Parco Nazionale, agli organi statali e anche ai cittadini: perché con un minimo sforzo organizzativo, un pizzico di buona volontà e la sinergia tra enti, si può ancora salvare Mortorio. Prima che il suo silenzio venga sommerso, per sempre, dal frastuono dei motori e dall’indifferenza.

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